Molti dei nostri studenti stranieri probabilmente ne hanno già incontrato uno, ma non tutti conoscono la figura del Buddy al Politecnico.
Che cosa fanno i Buddy? Sono studenti già iscritti nella nostra università, che vengono abbinati a studenti stranieri per assisterli fin dalla fase precedente al loro arrivo in Italia e per i primi mesi di permanenza. Sono i mesi più difficili per chi arriva da lontano: bisogna familiarizzare non solo con un nuovo contesto accademico, ma anche con una cultura e tradizioni spesso molto distanti da quelle di origine.
Per farvi conoscere l’esperienza Buddy più da vicino, abbiamo incontrato uno studente che l’ha fatta e che ha voluto raccontarcela. Lui si chiama Manuel Mevio, ha 20 anni, è al terzo anno di ingegneria ambientale.
Ciao Manuel! Come hai scoperto il servizio Buddy?
Devo averlo scoperto ricevendo una mail con l’annuncio. Mi ha incuriosito molto un’esperienza di questo genere, quindi l’ho proposta alla mia amica Emma.
Appena finita la sessione estiva ci siamo iscritti assieme per il primo semestre del secondo anno. Quindi abbiamo iniziato quest’avventura in coppia!
Che cosa ti ha spinto a candidarti per essere un Buddy?
Devi sapere che io sono venuto a studiare al Poli essendo originario della Valtellina. Frequentare un ambiente internazionale e multiculturale come questa università mi ha messo voglia di conoscere persone da tutto il mondo.
Un’altra motivazione è anche quella di mettere alla prova il mio inglese in un modo originale.
Parlaci un po’ degli studenti cui tu ed Emma avete fatto da Buddy
Il mio studente è tedesco, si chiama Lukas. È stato facile interagire con lui, perché parla un inglese perfetto, ha vissuto molto tempo negli Stati Uniti. Lo studente affidato a Emma, invece, si chiama Conor ed è irlandese. Erano entrambi in magistrale.
Si può dire che questa esperienza l’abbiamo vissuta in quattro, fin dall’inizio!
Cosa fa concretamente un Buddy?
Aiuta i nuovi studenti internazionali a capire come funziona il Politecnico e a orientarsi nei primi tempi. Il mondo universitario è ostico per qualsiasi matricola, ancor più per una persona che viene dall’estero e si trova per la prima volta immerso nella cultura italiana.
Quando hai incontrato Lukas per la prima volta?
Ci siamo contattati a distanza verso settembre. Lukas mi aveva chiesto di uscire, ma io non ero ancora tornato dalle vacanze.
Sono rientrato proprio il giorno della festa finale della Welcome Week, la settimana in cui viene presentato il Poli e la vita del campus agli studenti stranieri. Quella sera era previsto un concorso per il miglior abbinamento di costumi tra Buddy.
Noi ci eravamo vestiti semplicemente con una camicia azzurra. Emma, invece, si era già incontrata con Conor, ma lui era in ritardo. Il loro tema era: girasoli. Appena ha scoperto che c’erano dei premi, e lui non arrivava, ci ha intimato: “Voi due, ora vi vesto da girasoli!”. Alla fine, però, Conor è arrivato, ma noi abbiamo partecipato comunque al concorso il quattro.
Quindi è alla festa della Welcome Week che è scattata questa intesa a quattro?
Sicuramente! A questo proposito, ti racconto un altro aneddoto sulla festa. Quando sul palco ci hanno chiesto il nome del nostro gruppo, mi sono accorto che io nemmeno lo sapevo. Allora ho detto: “The gardeners of the sun”, mentre Anna, la presentatrice, ha ripetuto “The guardians of the sun”. Da quel momento è diventato quello il nostro nome!
Sembra che abbiate passato veramente tanto tempo assieme…
A ottobre, ad esempio, siamo andati a ballare a una festa a tema anni Settanta al Magnolia. Un’altra volta siamo rimasti a dormire dalla mia amica col sacco a pelo. Poi siamo andati per mercatini dell’usato, perché Lukas è un appassionato.
Facevamo spesso serate a casa, dove cucinavamo piatti italiani. A Lukas piace molto cucinare, faceva dei biscotti tedeschi buonissimi. Noi invece gli abbiamo insegnato a fare le lasagne, e gli abbiamo fatto assaggiare prodotti tipici, come i formaggi della Valtellina.
Lukas mi ha anche presentato la sua ragazza e sua sorella, così come Emma ha conosciuto la famiglia di Conor.
Avete fatto anche week-end o vacanze assieme?
Io ho invitato tutti in Valtellina, all’alpeggio di mio fratello. Siamo andati in un agriturismo a mangiare pizzoccheri e sciatt. Mi si è rotta anche la macchina. Per questo siamo arrivati di notte al lago situato a 2.000 metri, dove abbiamo cenato davanti al falò acceso da noi.
Lukas era molto appassionato di montagna, Conor per niente, perché in Irlanda non ci sono montagne. E invece qui si è appassionato, tanto da comprare scarponi e tutta l’attrezzatura.
Ormai eravamo diventati piuttosto amici. La volta dopo, Emma ci ha chiesto di andare con lei in Toscana. Abbiamo fatto due giorni di Francigena tutti assieme in tenda, poi siamo andati a Viareggio e abbiamo fatto il bagno a novembre.
Loro sono già andati via? Pensate di rivedervi in futuro?
Sì, loro hanno finito l’esperienza in Italia, e sono andati via. Ovviamente ho molta voglia di rivederli.
Pensa che io ed Emma non avevamo mai pensato di fare l’Erasmus in triennale, e invece ci siamo detti: perché no? Quindi io sarò a Madrid, Emma a Valencia, ma già abbiamo detto a Lukas e Conor di venire a trovarci in Spagna, e di ritrovarci tutti insieme.
Anche loro si sono visti lo scorso weekend: Lukas studia a Dresda, Conor lavora a Monaco. Ci hanno mandato una foto mentre si mangiavano assieme una carbonara in Germania!
Com’è stato l’ultimo periodo trascorso insieme, prima della loro partenza?
Era il tempo della sessione invernale, e io l’ho trascorso tutto a Milano, mentre Emma e Conor non c’erano. Nonostante sia stata una “brutta” sessione, la cosa bella è che c’era Lukas, pranzavamo sempre insieme.
Un altro momento bello è stato quando Lukas e Conor sono venuti a vedere lo spettacolo di me ed Emma, che recitiamo con il Teatro delle Biglie. Sono venuti nonostante lo spettacolo fosse totalmente in italiano, è stato un gesto veramente carino.
Come vi siete salutati, l’ultimo giorno?
Purtroppo abbiamo dovuto fare dei pranzi separati, perché non riuscivamo a essere contemporaneamente insieme. Avevamo programmato un cammino all’Elba, e invece a me ed Emma è capitato un orale a marzo, proprio quando dovevamo trovarci sull’isola. Quindi abbiamo fatto prima un pranzo con Conor e poi la cena con Lukas. E ovviamente è scappata la lacrima.
L’esperienza di tutorato con un Buddy ha funzionato bene?
Direi proprio di sì, li abbiamo aiutati nella vita di tutti i giorni in Italia, loro hanno dato tutti gli esami in programma, ed erano veramente contenti.
Forse solo una cosa non siamo riusciti a fare… Insegnare loro un po’ di italiano. Parlavamo sempre in inglese tra di noi, e in una città come Milano, anche loro due sono riusciti a cavarsela senza conoscere la nostra lingua: quando mancava una parola, si facevano capire o scrivendo o indicando le cose.
Che cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Sicuramente, mi ha regalato due nuovi amici. Tutta questa esperienza può riassumersi nel concetto di amicizia. Vorrei leggervi la mia lettera di candidatura per l’Erasmus a Madrid, ne ho parlato anche lì.
Mi ha fatto anche esercitare tanto l’inglese, mi ha aiutato veramente. E inoltre è veramente bello scoprire culture nuove, vedere le cose con gli occhi di persone che vengono da parti diverse del mondo.
Sono stati sei mesi veramente intensi, perché siamo stati insieme tantissimo. Ho avuto così tanto, in così poco tempo.
Consiglieresti a un altro studente di fare il Buddy?
Ovviamente sì, e se ci fosse lo stesso servizio all’università di Madrid, lo rifarei anch’io a parti invertite.
Io ed Emma ci siamo iscritti completamente a caso, ma l’esperienza è subito diventata bellissima.
L’ho consigliato anche ai nostri amici di teatro, che si sono iscritti al progetto per il semestre successivo!
Una buona accoglienza può davvero essere determinante per uno studente che viene dall’estero. Se hai voglia di dare una mano anche tu, puoi candidarti per diventare Buddy, il compagno o la compagna che sarà il suo punto di riferimento prima dell’arrivo e durante il primo periodo di ambientamento.